Leader o follower?

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Gestione

Leader o follower?

Se sei un imprenditore o un libero professionista ti senti più leader o più follower? Che tu sia leader o che tu sia follower va comunque bene, l’importante è esserne consapevoli

Con tutta probabilità, posso immaginare che questa domanda non te la sia mai posta. Se così fosse, prova a rispondere adesso: prenditi qualche manciata di secondi e scegli quale tra le due opzioni rispecchia il tuo brand o te stesso. In quello che fai, guidi o prendi esempio? Ti imponi o ti ispiri? Che tu sia leader o che tu sia follower va comunque bene, l’importante è esserne consapevoli.

Il significato di Leader e Follower

Leader e follower sono due parole entrate ormai a far parte della nostra quotidianità. Il termine leader deriva dall’inglese to lead che significa dirigere, guidare. Decisamente molto inflazionato, richiama immediatamente alla mente grandi condottieri della storia, personaggi di spicco della politica, dell’industria, dell’economia, degli sport di squadra e, nella declinazione “azienda leader”, è uno degli stereotipi più ricorrenti e autoreferenziali negli annunci di lavoro in cui le aziende cercano personale.

Follower deriva dal verbo inglese to follow, seguire, e si riferisce a coloro appunto che seguono, ammirano, sostengono, sono seguaci di qualcuno o qualcosa.

Nell’epoca ante-Twitter, aveva una diffusione ben più limitata nella nostra comunicazione.
Con l’avvento del social di microblogging, avere molti follower e di conseguenza molta visibilità e popolarità, è diventata la mission impossible per gli aspiranti leader del social network basato sui “cinguettii”.

Comprendere dall’esterno i tratti dell’uno o dell’altro non sempre risulta semplice e la situazione diventa ancor più complessa quando
le persone non sanno se essere un leader o un follower
; in questa situazione non sono in condizione di rendere al meglio poiché non sono né una né l’altra cosa, oppure pensano di poter agire da leader pur essendo follower, o viceversa.

Questo tipo di persone non riescono a prendere decisioni forti, si appoggiano a situazioni di comodo e continuano a lavorare in maniera inefficace e inefficiente.

Ciò comporta una doppia negatività, nei confronti della persona stessa che si sente frustrata, e nei confronti dell’azienda per cui lavora che, non accorgendosene, investe in modo sbagliato sul capitale umano, perdendo produttività e ritrovandosi sempre più problemi da risolvere.

Quali sono quindi i tratti che contraddistinguono queste due tipologie di persone? È possibile essere solo leader o solo follower?

Il leader (inteso nella sua accezione positiva) è colui che guida, colui che influenza positivamente le persone a raggiungere le proprie mete tirando fuori il meglio dalle stesse.

Leader è colui che mostra e dimostra con i fatti che si possono ottenere risultati, ed è di ispirazione per gli altri.

Il leader possiede la leadership, quella caratteristica che lo contraddistingue, che si fonda sul senso di responsabilità e sulla capacità di prendere decisioni talvolta anche impopolari o criticate. Egli è l’esempio di determinazione, coerenza, congruenza tra quello che dice e quello che fa.
Ma ancora più nello specifico il leader consapevole conosce il livello del sé, il livello del proprio team di lavoro, e quello della comunità in cui interagisce. Il leader per diventare consapevole deve dunque affrontare un viaggio alla scoperta di una accresciuta consapevolezza di sé e, successivamente, delle persone con cui lavora a stretto contatto e del proprio ambiente lavorativo. E sarà davvero leader consapevole solo quando sarà riuscito ad integrare i tre livelli.1

Quali sono le caratteristiche specifiche che fanno di una persona un leader riconoscibile?

  1. Fiducia nelle proprie capacità di raggiungere gli obiettivi prefissati;
  2. affidabilità, credibilità e risultati che generano stima e fiducia nei suoi confronti;
  3. buone doti psicologiche per comprendere, capire e comunicare con gli altri;
  4. moralità pratica, cioè coerenza nel perseguire regole;
  5. iniziativa motivante, cioè la capacità di agire, realizzando obiettivi che sono fortemente desiderati dai seguaci.

Il primo punto si realizza con la forza e l’esperienza necessarie per affermarsi nell’ambito di competenza.

Il secondo punto viene invece costruito ed è importante per far comprendere come nessuno nasca leader.

Il terzo punto è spesso sottovalutato, pensando che le doti psicologiche di un leader debbano essere innate. Può essere così, ma è possibile anche apprenderle. La teoria delle personalità del Well-being vuole proprio insegnare questo: capire gli altri per poter ottimizzare la nostra interazione con loro2.

Il quarto punto più che sul concetto di etica si sofferma su quello di coerenza perché il leader deve essere immune da contraddizioni (quasi sempre una contraddizione è una debolezza).

L’ultimo punto è quello più impegnativo da realizzare perché l’iniziativa deve portare a risultati concreti, non può essere semplicemente propositiva. Realizzare parzialmente o totalmente.
I sogni dei seguaci devono essere una delle preoccupazioni del leader. Si comprende pertanto come sia impegnativo esercitare la propria leadership in un gruppo non omogeneo, dove i singoli individui hanno obiettivi diversi. In questo caso il vero leader deve essere in grado di unificare gli obiettivi o di avere una multistrategia che consenta di operare su più fronti.

Lo stile del leader

Classicamente esistono tre modi per implementare la propria leadership.

Il dittatore impone le sue decisioni senza ascoltare gli altri. In lui predomina la forza.

Il democratico chiede e ottiene la partecipazione degli altri. In lui predomina la psicologia (comprensione, comunicazione, motivazione ecc.).

Il delegante lascia operare i seguaci dopo un periodo di addestramento. In lui predomina il controllo.

Raramente un leader che adotta sempre lo stesso stile resta a lungo nella sua posizione: il dittatore viene rovesciato al primo insuccesso, il democratico viene sostituito dalla collettività quando questa si diversifica troppo e il delegante viene messo da parte quando “non serve più”.
Da questa breve analisi si può ipotizzare che:

il vero leader è colui che adatta lo stile
di leadership a seconda delle situazioni.

A volte invece per essere dei buoni leader occorre essere o essere stati dei buoni follower, poiché essere un seguace, come afferma Kellerman, non fa di te una “pecora”. La verità è che molti di noi sono in ruoli di comando regolarmente, magari in famiglia, in circoli sociali, religiosi o altri settori. Ecco cinque abilità che si imparano da buon seguace e che fanno di te un leader migliore:

Consapevolezza

Oggi i leader hanno bisogno di avere la cognizione del loro pubblico che include colleghi, collaboratori, consumatori, membri di un consiglio e il pubblico allargato. Come Leader bisogna essere consapevoli di ciò che serve per portare le persone dalla propria parte.

Essere un seguace ti insegna come essere consapevole delle necessità delle altre persone.
I buoni seguaci imparano a leggere le persone
e capire cosa le motiva o le fa arrabbiare.

Diplomazia

Quando i buoni seguaci incontrano un collaboratore con delle convinzioni un po’ aggressive, o un manager sgradevole, probabilmente non andranno a combattere tutte le battaglie. Fare la parte del seguace è più facile, più semplice e di solito ha meno rischi.

I buoni seguaci imparano come andare d’accordo con persone diverse non ignorando queste differenze. Questo è un importante tratto della leadership anche perché un capo o un manager non può permettersi di non conoscere la mentalità di coloro che gli stanno attorno.

Coraggio

Essere un buon seguace significa avere il coraggio di dissentire se si pensa che il capo, il manager, o il superiore stia facendo qualcosa che può condurlo ad un errore.

Non è sempre facile, ma richiede il fegato e la forza di convinzione di essere essenziali per un buon leader.

Essere un buon follower è abbastanza simile all’essere un buon leader. Significa infatti essere impegnati, prestare attenzione, avere il coraggio di parlare apertamente quando qualcosa non va e significa avere l’energia e l’attivismo per supportare il capo che sta facendo le cose giuste.

Collaborazione

In molti modi i follower possono influenzare il raggiungimento degli obbiettivi, infatti in molti settori del business i sottoposti sono quelli che fanno molto lavoro creativo, nonostante il capo possa attribuirsi il merito. I Leader che sono stati buoni follower capiscono come lavorare con la gente per ottenere il meglio da loro. Oggi i leader possono essere valutati non solo da quanto si è prodotto o conseguito, ma anche dalla qualità del team o dell’organizzazione e dai suoi membri.

Pensare Critico

Per essere un buon seguace bisogna essere in grado di pensare a se stessi. I migliori seguaci supportano e aiutano il capo quando sta facendo la cosa giusta e prendono posizione quando il leader sta andando nella direzione sbagliata.

Molte delle stesse qualità che ammiriamo nei leader – competenza, motivazione, intelligenza – sono le stesse qualità che vogliamo nei nostri migliori seguaci. Inoltre, anche i leader, indipendentemente dal loro livello, hanno bisogno di essere a loro volta ispirati da qualcuno o da qualcosa.

È molto importante comprendere che non si può disgiungere il concetto dall’ambito in cui si applica: una persona può essere un leader in un campo e seguace in un altro, pensiamo per esempio a un calciatore leader della propria squadra che, uscito dal campo di gioco, manifesta profonde insicurezze ed è seguace di altri.

Si deve pertanto fare una distinzione netta fra leader locali e leader globali, con la precisazione che per leader globale si intende un soggetto che ha l’attitudine a diventare leader in tutto quello che fa con maggiore interesse.

A prescindere da chi stiamo seguendo, dobbiamo cercare di diventare dei leader partendo da noi stessi. Cerchiamo di cominciare ad essere proattivi anziché soltanto reattivi.

Teniamo presente che quando ci si espone si può venire osservati, giudicati, criticati, derisi da chi guarda. Ma i grandi passi nella storia, i grandi cambiamenti e le evoluzioni le hanno sempre e solo generate i veri condottieri.

Chi guarda giudica, ma chi vede non può giudicare.

“Vincitori, leader, capi d’azienda, persone dotate di potere personale agiscono partendo sempre dalla convinzione che è possibile ottenere buoni risultati solo assumendosi le proprie responsabilità e guardando lontano. Essi non prendono mai in considerazione il fallimento, non rientra nel conto.3” A. Robbins

Note bibliografiche:

1 – F.R. Grayeb , Il leader consapevole. I tre anelli di una leadership vincente, Franco Angeli Edizione, 2014, p.128.

2 – http://www.albanesi.it/mente/migliorare.htm

3 – A. Robbins, Come ottenere il meglio da sé e dagli altri. Mondadori.

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