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A piedi scalzi

A piedi scalzi: l’evoluzione del piede umano com’è cambiata la sua forma, la sua funzione e l’interazione col suolo, dai primati ai nostri giorni

Di tutti i primati ancora esistenti, noi umani siamo gli unici bipedi. Per consentirci la stazione eretta, il piede è cambiato sia nella forma che nella funzione e questo è perfettamente comprensibile, considerato il fatto che è l’unica parte del corpo a contatto col terreno. Per portarci in giro per il mondo, il piede deve avere un doppio ruolo, deve essere una struttura mobile e al contempo una leva rigida. Sopportando tutto il peso del corpo e dovendo, ancestralmente, muoversi su terreni sconnessi, la struttura meccanica del piede doveva essere adattabile, quasi plasmabile, al pavimento.
Le ossa del piede si articolano tra loro e sono fatte per potersi conformare alle rocce, alla sabbia, ai rami, tuttavia si possono riconoscere, nel piede dell’umano, delle caratteristiche della eredità arborea che ne facevano originariamente un organo da presa.

Nel corso dell’evoluzione questo organo prensile ha dovuto cambiare funzione ed aspetto per sopportare una richiesta biologica che si faceva sempre più incessante: la ricerca del cibo.

uomo

Per riuscire a trovare calorie lontane, l’ominide doveva percorrere distanze sempre più lunghe, pertanto l’andatura sulle nocche, tipica delle scimmie antropomorfe, non rappresentava il miglior compromesso possibile. Tra i primati, quelli che riuscivano ad avere una stazione via via più eretta furono favoriti nella lotta alla sopravvivenza perché poterono coprire tratti più lunghi, per sfamarsi meglio.

Tutti i cambiamenti che notiamo tra il piede dei nostri progenitori e il piede umano hanno come unica finalità quella di consentire una camminata più efficiente. La cosa affascinante è che umani e scimmie possiedono le stesse ossa nel piede!

piedi

Lo sviluppo più longitudinale che trasversale della struttura del piede umano ha come risultato più importante quello di riuscire a farci utilizzare il primo dito, l’alluce, in maniera molto diversa. Abbiamo mutato la sua opponibilità, fondamentale per la presa, con la sua capacità di mettere in tensione un elastico, la fascia plantare, che ci regala energia gratis ad ogni passo. La rigidità che il piede riesce a creare nella fase propulsiva del passo rappresenta la leva rigida che serve, a poter mettere in tensione le fasce, come fosse un arco.

Ecco come abbiamo fatto a percorrere distanze sempre più lunghe, non grazie ai nostri muscoli ma soprattutto grazie al ritorno garantito dall’energia elastica, ad ogni passo.

A piedi scalzi: camminare è il movimento più funzionale dell’uomo

I nostri progenitori camminavano, in media, per 12 chilometri, ogni giorno. Compivano 18000 passi che gli servivano per soddisfare ogni esigenza legata alla sopravvivenza, dal cibo, alla protezione dei simili, alla ricerca di una migliore posizione per resistere agli elementi naturali.

Camminare a lungo, ad un passo sostenuto (per poter finire ogni lavoro nelle ore di luce), consente non solo di attivare tutti i meccanismi elastici per poter consumare meno energia metabolica, utilizzando quella elastica, ma anche di innescare meccanismi di stabilizzazione articolare attiva e passiva in grado di mantenere giovane ed efficiente il sistema muscolo-scheletrico. Oggi, nelle realtà civilizzate, un uomo cammina tra i 5000 e gli 8000 passi ogni giorno.

La maggior parte degli smartphone moderni ha un contapassi; per curiosità, controlla quale media di passi hai effettuato nell’ultimo anno e scoprirai quanto sei vicino a rispettare la tua natura.

Anni di uso di calzature e movimenti su terreni piani hanno indebolito, irrigidito e desensibilizzato i piedi. Ma non tutto è perduto

I piedi come organi di senso

Prova a sfiorare il palmo delle mani con delicatezza e ripeti lo stesso gesto sulla pianta dei piedi. La sensazione che riceverai è molto simile, perché nella pelle del palmo delle mani ed in quella della pianta dei piedi ci sono gli stessi recettori sensoriali. Questi recettori sono piccole terminazioni nervose, ognuna delle quali è in grado di trasmettere un segnale diverso al sistema nervoso centrale. Ce ne sono sensibili al tatto superficiale, alla pressione profonda, alle vibrazioni, alla conformità del pavimento e allo stiramento della pelle. Quando camminiamo a piedi nudi su una superficie, sappiamo dire, con buona approssimazione, su cosa stiamo camminando: mattonelle, tappeto, parquet, sabbia, prato.

Questa capacità è dovuta all’elaborazione del cervello di questi segnali di qualità che vengono dalla periferia. Essere in grado di sapere su cosa ci muoviamo ci consente di anticipare il terreno e regolare ogni movimento di conseguenza.

Con il passare degli anni e con l’uso delle calzature, i recettori decrescono di numero e la loro sensibilità diminuisce.

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Se guardiamo una famiglia in una spiaggia di ciottoli, vedremo correre i bambini scalzi verso l’acqua e gli adulti incedere claudicanti: i piedi dei bambini sono ancora sensibili e “sanno” distribuire il peso senza gravare sulle asperità del terreno, quelli degli adulti, dopo anni di uso di scarpe, no. Un bambino che compie i primi passi, muovendosi dal salotto alla cucina, se incontrasse un nuovo tipo di superficie, si fermerebbe un istante per “saggiare” il nuovo pavimento, prima di fare il passo successivo. Il nostro cervello ha bisogno di queste informazioni per farci muovere con agilità e sicurezza. Questa sensibilità, i tecnici la chiamano propriocezione.

A piedi scalzi: le scarpe e i dolori

È stato vantaggioso indossare le scarpe, per molte ragioni: per proteggere i piedi, per andare più veloce, per vanità, tuttavia il contraltare è stato non solo un impoverimento delle sensazioni ma anche una costrizione del piede, fasciato da cuoio o tela,  che gli ha impedito di allargarsi, di conformarsi al terreno. Tutto questo ha irrigidito le strutture legamentose, bloccato la sensibilità dei recettori e ci ha portato una serie di disfunzioni e patologie come le fasciti plantari, le tendiniti, le fratture da stress.

Per fortuna non tutti hanno sperimentato dolori ai piedi, il motivo è nascosto nella nostra innata forza. Finché siamo forti abbastanza, riusciamo a compensare ogni cambiamento; quando però entra in gioco la fatica, non siamo più in grado di rispondere efficacemente alle sollecitazioni. Correre, stare a lungo in piedi, sollevare dei pesi, sono attività che, in condizioni ideali, siamo in grado di compiere senza sforzo ma se limitiamo il nostro potenziale, ottenebrando i sensi o costringendo le fondamenta della nostra postura, la forza gioca un ruolo cruciale e quindi anche la fatica: se ci affatichiamo, siamo più predisposti all’infortunio.

A piedi scalzi: tornare umani

Anni di uso di calzature e movimenti su terreni piani hanno indebolito, irrigidito e desensibilizzato i piedi, è vero, ma non tutto è perduto. Per aumentare la percezione della pelle della pianta dei piedi possiamo, quando è possibile, togliere le calzature ed i calzini e assaggiare diversi tipi di terreno, meglio se non piatto, ancora meglio se all’aperto e naturale. Questo vale tanto per i bambini, quanto per gli adulti ma soprattutto per le persone anziane che perdono frequentemente l’equilibrio.

Per migliorare l’elasticità e la mobilità dei piedi si può usare una pallina, delle dimensioni di una di quelle da golf, da mettere sotto la pianta dei piedi, ogni sera, con due modalità: fissa su un punto doloroso per allentare le tensioni oppure facendoci muovere il piede sopra, senza troppo carico, per mobilizzare le strutture.

Per rinforzare il piede ci sono molti esercizi, quelli più utili ci vengono suggeriti dalla dottoressa Emily Splichal, un famoso chirurgo americano, che ha dedicato la sua carriera alla ricerca per il ripristino della funzione dei piedi. Si possono facilmente trovare sul sito www.ebfafitness.com.

L’ultimo importante consiglio è di optare sempre per scarpe adatte al tipo di piede e alla funzione che dobbiamo svolgere. Per scegliere con precisione, oramai anche nel nostro paese, ci sono centinaia di professionisti della salute o del movimento che hanno studiato approfonditamente la materia; si trovano facilmente nel sito indicato sopra.

Siamo evoluti per camminare, per muoverci, anche se siamo costretti a rimanere seduti, possiamo essere umani.

Noi di Sport Evolution abbiamo come obiettivo quello di riportare l’uomo ad essere forte e resistente come un tempo e abbiamo creato una sfida per noi stessi e per chiunque non si arrenda alla sedentarietà, il challenge 10k: fare una media di diecimila passi al giorno. Ci possiamo riuscire usando una parte del tempo di ogni giornata per andare a camminare a passo svelto ma anche usando la marcia come mezzo di spostamento, per andare al lavoro o in palestra. Il corpo e la mente ci ringrazieranno.

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