L’equilibrio acido basico - La Palestra

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Alimentazione

L’equilibrio acido basico

Con un allenamento regolare e un’alimentazione sana si può evitare l’acidosi cronica che, nel tempo, può dar origine a disturbi e patologie.

Il pH è l’unità di misura del grado di acidità (da 0 a 7) o di alcalinità (da 7 a 14) di un liquido, che risulta neutro a pH 7, dove P sta per potere e H è chiaramente il simbolo dell’idrogeno, quindi indica il potenziale che una sostanza ha nel liberare gli ioni di idrogeno: maggiore è, minore è il valore del pH. In altre parole, maggiormente elevato è il grado di acidità, maggiormente bassa è la lettura del pH. In condizioni normali, il sangue è leggermente alcalino, con un pH che varia entro limiti piuttosto ristretti, tra 7,35 e 7,45. Numerosi fattori possono influenzare questo parametro, ma lo scarto è comunque piuttosto contenuto. Nell’arco della giornata questi valori oscillano con un pH acido nelle prime ore del mattino, che sale, cioè diventa alcalino, nel pomeriggio, per poi ridiscendere la sera. Per mantenere l’organismo in buona salute, occorre mantenere il pH in un range di variazioni molto limitate. Ciò richiede quindi un sistema di regolazione molto efficace, tramite i sistemi tampone, realizzati attraverso determinati minerali, in particolare i bicarbonati, che consentono le reazioni biochimiche necessarie alla vita, mantenendo cioè il pH in una situazione di equilibrio acido-base.

Questi minerali sono:

  • minerali alcalini: calcio, potassio, sodio e magnesio;
  • minerali acidi: cloro, azoto, zolfo e fosforo.

Le attività della vita di relazione, l’attività fisica, l’alimentazione, lo stress, tendono a rendere acido il pH sanguigno.

Questi acidi vengono immagazzinati nel tessuto connettivo, che si comporta come una vera e propria spugna, per toglierli dal sangue e poi rimetterli in circolo durante il riposo notturno, e quindi essere eliminati, tramite gli organi emuntori, in particolare i reni, con la prima minzione del mattino (questo è il motivo per cui negli esami urinari viene generalmente richiesta la seconda, perché la prima è troppo acida). Un organismo sano ha la capacità di sbarazzarsi degli acidi, ma fino ad un certo punto: oltre un certo limite, gli acidi in eccesso vengono accumulati nel connettivo ed in altri organi, creando una situazione di acidosi cronica che, nel tempo, può dar origine a tutta una serie di disturbi e patologie, prima tra tutte l’osteoporosi, in quanto l’organismo, per far fronte all’acidosi, ha bisogno di minerali e quindi sottrae il calcio alle ossa, ma anche ai denti e ai vari tessuti corporei, spiegando così perché i forti consumatori di aceto e sottaceti abbiano spesso problemi ai denti. Si considera che dopo i 20 anni si abbia una riduzione della massa ossea dello 0,5% all’anno.

Spesso non è sufficiente utilizzare degli integratori a base di calcio, perché l’ambiente acido non permette di assimilarli, così come è inutile consumare formaggi, tra l’altro ricchi di grassi saturi, in quanto la maggioranza degli stessi è acidificante. L’acidosi cronica crea stanchezza, irritabilità, insonnia, dolori articolari e muscolari, disturbi gastrointestinali, emicranie, alopecia, invecchiamento precoce, ansia, fatica cronica, cellulite e iperproduzione di cortisolo, inoltre è predisponente a patologie quali l’artrosi e a malattie come il cancro. Se consideriamo che l’infiammazione, come dice il dott. Sears, è la causa di tutte le malattie, possiamo capire come un’acidosi cronica ci accorci l’esistenza, peggiorandone la qualità. In un soggetto malato o che presenta delle patologie croniche, la situazione è ancora peggiore, perché la malattia porta ad uno stato infiammatorio dei tessuti con conseguente acidosi cronica.

L’acidità, inoltre, mette a repentaglio la sopravvivenza delle cellule, in quanto il nucleo deve presentare una reazione acida ed il citoplasma basica, condizione indispensabile affinché avvenga lo scambio di informazioni e nutrienti tra il nucleo ed il citoplasma. Se il citoplasma diventa acido, la cellula si ammala, portando a quelle malattie che vanno sotto il nome di alterazione cellulare. Il soggetto allenato, grazie ad una miglior ossigenazione dei tessuti, riesce ad eliminare più facilmente le scorie acide, a patto che vengano rispettati i giusti tempi di recupero per dare modo all’organismo di depurarsi, diversamente si ottiene l’effetto opposto. Ho elencato una serie di cause che portano ad acidificare il sangue e tra esse, certamente, l’alimentazione gioca un ruolo importante.

Se pensiamo alle tonnellate di cibo che ingeriamo nel corso della vita, ripartite in più pasti giornalieri, ci sarà chiaro come una dieta scorretta possa portare ad un lento accumulo di scorie non eliminate. Va specificato che il sapore acido dei cibi non è da mettere in relazione con il fatto che gli stessi creino acidosi, perché in realtà sono i residui derivanti dalla loro ossidazione a determinare o meno un ambiente acido. È il caso, per esempio, del limone, il quale pur avendo un sapore acido e un pH molto basso, crea delle ceneri alcaline. Tutti i cibi sono “bruciati” nell’organismo e lasciano residui, definiti “ceneri”, che possono essere neutrali, acide o alcaline, in relazione alla composizione minerale dell’alimento. Se nelle ceneri predominano sodio, potassio, calcio e magnesio, esse sono alcaline. Se predominano zolfo, fosforo, cloro sono considerate acide. Di seguito elenco una lista di alimenti, peraltro incompleta, suddivisa in cibi acidificanti, alcalinizzanti e neutri.

Alimenti acidificanti

Carne, pesce, formaggi, albume d’uovo, cereali, grassi animali, caffè, tè, cioccolata, cacao, aceto, alcolici, condimenti, spezie, prodotti da forno di pasticceria, zucchero raffinato, edulcoranti, pizza, burro, confetture, fritti.

Alimenti alcalinizzanti

Frutta e verdura, frutta secca: mandorle, nocciole, uva, sesamo, legumi, latte, yogurt magro, patate, salsa di soia, acqua.

Alimenti neutri

Miele grezzo, formaggio di capra, grano saraceno, tuorlo d’uovo, riso, tacchino, olio di oliva. Come si può notare dal suddetto elenco, l’acqua, componente fondamentale dell’organismo, è alcalinizzante, così come lo sono, in generale, frutta e verdura, i carboidrati primordiali. E’ presumibile che i nostri antenati avessero un sistema di regolazione acido base perfetto, nutrendosi principalmente di verdura, frutta, semi oleosi e radici accompagnati, quando riuscivano a procurarseli, da carne e uova intere, utilizzando solo l’acqua come bevanda.

Analizzando questo elenco di alimenti c’è da rimanere sconcertati, in quanto tutte le fonti proteiche e la maggioranza dei carboidrati sono acidificanti. Inoltre, in un precedente articolo, sottolineai l’importanza dell’epigallocatechingallato, polifenolo contenuto nel tè verde, ma il tè è, a sua volta, acidificante. In realtà in natura non esiste nulla che abbia solo aspetti negativi o positivi, ma la sopravvivenza di tutti gli organismi viventi si basa sul concetto di omeostasi, cioè sull’equilibrio. Anche per quanto riguarda l’alimentazione dovremmo quindi non rinunciare ai nutrienti che ci servono, ma cercare di mantenere il giusto equilibrio tra cibi acidi e cibi alcalini.

Consigli pratici sulla base della mia esperienza

  • Fare una regolare attività fisica, senza stravolgersi e rispettando i giusti tempi di recupero.
  • Consumare abbondanti quantità di frutta e verdura, meglio se ad ogni pasto.
  • Se non siete intolleranti, consumare yogurt magro.
  • Bere molta acqua, almeno 40 ml per kg di massa magra o 30 ml per kg di peso corporeo.
  • Abituarsi a condire con salsa di soia e succo di limone.

Quest’ultimo può essere anche spremuto nell’acqua da bere, ottenendo pure l’effetto di abbassare l’indice glicemico del pasto (fonte Okinawa, L’isola dei centenari).

  • Eliminare fritti e salse elaborate.
  • Utilizzare l’olio extravergine d’oliva crudo.
  • Limitare l’uso del caffè.
  • Riposare per un sufficiente numero di ore.
  • Evitare il fumo e l’alcol, forti acidificanti.
  • Cercare di evitare gli stress.

Utile anche un’integrazione con minerali alcalinizzanti e con glutammina che, essendo basica, potenzia il sistema immunitario. Se assunta prima di coricarsi, contrasta il metabolismo notturno e, dopo l’allenamento muscolare intenso, contrasta la successiva acidosi metabolica.

In questa fase ritengo molto utile anche un’integrazione di potassio. Infatti l’acidosi metabolica cronica ci porta a risultati opposti a quelli desiderati, con eccessiva produzione di cortisolo, perdita della massa magra e riduzione della secrezione di ormone della crescita. Questa integrazione è assolutamente necessaria, oltre alla raccomandazione di bere molto, in caso di diete iperproteiche, o a basso tenore di frutta e verdura.
Una buona abitudine potrebbe essere quella di testare il pH urinario con delle semplici cartine che trovate in farmacia, utilizzando la seconda minzione del mattino (la prima è sicuramente acida), per almeno una settimana; se il valore è costantemente acido allora è il caso di correre ai ripari.
Una domanda mi sorge spontanea: che futuro avranno i nostri bambini? Visto che attualmente quasi tutti rifiutano frutta e verdura. Un futuro di precoce acidosi cronica e, quindi, dei processi di invecchiamento? C’è stata una diseducazione al gusto, creata dalle merendine, dalle bibite gassate, dai cibi preconfezionati, dai conservanti e dai grassi idrogenati. Cerchiamo di rieducarli al sapore delle cose semplici e genuine se ci sta a cuore la loro salute!
Secondo Barry Sears queste saranno le prime generazioni che vivranno meno dei loro genitori. Devo inoltre aggiungere che l’alimentazione a Zona, secondo Sears, crea proprio i presupposti per l’equilibrio acido basico attraverso l’utilizzo di moltissima verdura e frutta, che tamponano l’effetto acido delle fonti proteiche e limitano i grassi saturi a favore di quelli insaturi.

In conclusione, non dobbiamo demonizzare il cibo, ma considerarlo come un alleato, a condizione che manteniamo l’equilibrio acido basico indispensabile alla sopravvivenza.

Roberto Calcagno

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