La leadership fitness: guidare se stessi - La Palestra

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Gestione

La leadership fitness: guidare se stessi

Sapere quello che si vuole, agire per ottenerlo, raggiungere i propri traguardi con determinazione… Sono solo alcuni dei requisiti indispensabili per diventare leader di se stessi

Il tema della leadership è molto discusso di questi tempi. Si trovano decine di manuali su questo argomento, dai più complessi ai più divulgativi, ed esistono centinaia di seminari sparsi per il pianeta. Seminari rivolti ad imprenditori, manager responsabili del personale ma anche a diverse altre professionalità che apparentemente non dovrebbero avere tra le qualità peculiari quella della leadership. Al di là delle disquisizioni su quanto incidano le mode e gli interessi economici sul diffondersi di questi argomenti, è innegabile che molti dei temi trattati possono realmente interessare chiunque poiché contengono concetti rivolti a migliorare il rapporto con se stessi e con gli altri. Ho deciso di affrontare questo ampio e complesso argomento osservandolo da tre punti di vista, che svilupperò in tre articoli diversi: guidare se stessi (leadership personale); guidare le persone (team leadership) e guidare un’azienda (imprenditore). Ritengo che i tre temi siano fortemente interconnessi tra loro e che siano tre passaggi di un’unica evoluzione poiché per guidare gli altri, per esempio, è fondamentale saper gestire se stessi, ma è possibile anche considerarli come tra ambiti autonomi della personalità.

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La leadership personale

Il tema della leadership personale è il più recente dei tre poiché il concetto si è sempre rivolto alla guida degli altri, ed è solo da poco tempo che si è prestato attenzione alla capacità di guidare se stessi. Ma cosa significa esattamente saper guidare se stessi? La leadership personale può essere definita come la capacità di raggiungere i propri obiettivi indipendentemente da quali siano, ed al valore che la collettività gli attribuisce. Se una persona sa riconoscere quello che vuole, sa darsi un obiettivo e sa perseguirlo con efficacia e determinazione, allora è sicuramente dotato di leadership personale e sarà considerato, secondo questa teoria, una persona di successo senza che ciò significhi aver avuto successo nell’accezione più diffusa nella nostra società. Si può essere delle persone di successo essendo dei buoni genitori, dei contabili affidabili e laboriosi, degli istruttori appassionati e generosi, dei piccoli imprenditori visionari ed etici. Non è importante quello che si fa nella vita, ma il valore viene definito da come lo si fa. Essere una “persona arrivata” (agli occhi degli altri) ma infelici ed insoddisfatti non significa essere veramente una “persona arrivata”. Il segreto del successo non si basa su cosa pensano le persone di noi, ma su cosa noi pensiamo di noi stessi e su quanto riusciamo ad avvicinarci al nostro sogno. Ecco di seguito alcune qualità fondamentali della leadership personale:

• Senso di responsabilità:

elemento base della leadership in generale, è fondamentale nei confronti di se stessi; si concretizza nell’essere affidabili e presenti, non tirarsi indietro, non fuggire di fronte alle responsabilità. Non è scontata questa qualità, e se ne sente la mancanza. È un impegno, una lotta alla pigrizia e alla paura; prendere in mano la propria vita e dirigerla nella direzione giusta implica responsabilità nei confronti di se stessi per non sprecare i propri talenti e farli crescere.

• Gestione degli stati d’animo:

è un tema fondamentale della leadership personale; secondo questa teoria noi non siamo vittima delle nostre emozioni e neanche degli eventi che le determinano. Bisogna prendere coscienza delle nostre emozioni e viverle fino in fondo ma con la consapevolezza che ogni fatto che ci accade può essere vissuto diversamente in relazione all’interpretazione che diamo noi al fatto.
Avere la capacità di vivere le esperienze con una visione costruttiva, saper trasformare le negatività quotidiane in esperienze utili e vederne gli aspetti positivi, non è ottimismo di facciata e mancanza di realismo, è invece avere a disposizione un’arma micidiale per potersi risollevare da qualsiasi avversità e saper poi contagiare gli altri con la stessa energia.

• Dialogo interiore:

la nostra quotidianità è invasa da quello che mentalmente ci diciamo. Noi siamo la persona con cui parliamo di più. La qualità del nostro dialogo interiore è direttamente proporzionale alla qualità della nostra vita. Ogni fatto che ci accade è seguito dal nostro commento interiore e questo commento può influenzare enormemente il nostro umore; se dirigo il mio dialogo solo su ciò che non funziona nella mia vita, su quello che gli altri non mi riconoscono, su quello che mi potrebbe capitare di meglio ma non mi capita, sarò sempre frustrato ed insoddisfatto. Se “piloto” e alleno il mio dialogo interiore su quello che funziona, che riesco a fare, che gli altri fanno per me, questo influenzerà la mia emotività e sarò più portato ad essere di buon umore, positivo. Non è un gioco, ha a che fare con la qualità della nostra vita, dei nostri affetti, della nostra professione.
Ed è un esercizio che però non viene spontaneo poiché, istintivamente, come meccanismo di difesa, siamo più portati ad individuare ciò che non va poiché viene letto dall’inconscio come pericolo da cui difendersi.

• Potere decisionale:

la capacità di prendere decisioni è una qualità molto più rara di quello che si pensi. La tendenza più diffusa tra le persone è quella di procrastinare più decisioni possibili soprattutto quelle che potrebbero contenere potenzialmente elementi di dolore tra le conseguenze. Io arrivo a definire quello decisionale un vero e proprio muscolo che va allenato e che può essere più o meno ipotonico.
Le persone che tendono a procrastinare molto le decisioni hanno un “muscolo decisionale” ipotonico, quelli che reagiscono e che si impongono di non procrastinare allenano il proprio muscolo e, nel tempo, decidere diventerà sempre più fluido e al sicuro da paure.

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• Sapere cosa si vuole:

saper identificare i propri obiettivi rappresenta il nocciolo della leadership personale. Cosa voglio dalla vita? Chi voglio essere? Qual è il percorso che voglio intraprendere? Se non so qual è il punto nel quale voglio arrivare e non lo identifico e visualizzo a fondo, non potrò mai determinare un percorso chiaro e coerente e percorrerlo con determinazione.
E così abbiamo una gran moltitudine di persone che si lasciano trasportare dalla vita come una barca senza remi, che afferrano le opportunità che si presentano a caso senza un obiettivo, senza chiedersi dove porta quella strada e senza sapere se si sta facendo una scelta coerente con ciò che vogliono diventare.

• Capacità di relazionarsi:

essere artefici di relazioni conflittuali e distruttive mina alle fondamenta la leadership personale. Può essere benissimo considerata una spia e un test per valutare la propria capacità. Bisogna essere soggetti agevolanti qualsiasi relazione ed impegnarsi per abbassare i livelli di contrasto in qualsiasi contesto. Avere sempre atteggiamenti costruttivi e volti a trovare soluzioni nella consapevolezza che imporre le proprie visioni non rappresenta mai una vittoria.

Guidare il proprio cambiamento

Uno dei temi più interessanti della leadership personale è rappresentato dalle abitudini. Le abitudini sono gli schemi con i quali ci rapportiamo alla realtà, ci forniscono le modalità con le quali ci possiamo destreggiare e senza le quali non avremmo strumenti di orientamento. Sono perciò elementi fondamentali per la nostra stabilità psicologica ma rappresentano al contempo i maggiori nemici del cambiamento.
Ognuno di noi ci si appoggia irreversibilmente ed esse costituiscono il filtro di interpretazione della realtà. Il cambiamento (in meglio ma anche in peggio) di una persona è rappresentato dal cambiamento delle sue abitudini, che sono costituite spesso da gesti, anche apparentemente ininfluenti e di piccola portata, ma che hanno la caratteristica di essere ripetuti all’infinito nelle nostre giornate. Questa ripetizione ci pone in una “zona di comfort”, nella quale ci sentiamo al sicuro e protetti. In psicologia della leadership si usa dire che le abitudini non si possono estinguere, si possono solo sostituire con altre abitudini, perciò se percepisco un comportamento o un atteggiamento errato o che ferisce gli altri o che mi danneggia in qualche modo, devo tentare di sostituire quel comportamento con uno più virtuoso, anche nelle piccole cose.
Il tentativo costante e ripetuto di cambiare quella determinata abitudine scardina la mia zona di confort e mi pone inizialmente in una zona sconosciuta e insicura nella quale non sono a mio agio; ma se riesco a mantenere fede al mio nuovo comportamento, questo determinerà una nuova “zona di comfort” ed il mio nuovo comportamento mi diventerà familiare. È attraverso la capacità di attuare modifiche alle mie abitudini che è possibile uscire dalle nostre prigioni e diventare una persona migliore.

Francesco Iodice

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