La riprogrammazione posturale in palestra - La Palestra

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Gestione

La riprogrammazione posturale in palestra

Per garantire al cliente un risultato ottimale in termini estetici e funzionali, il trainer dovrà elaborare una programmazione ciclica tesa a un’armonizzazione posturale

Negli anni ‘70 due oftalmologi catalani, Da Cuhna e Da Silva, intrapresero uno studio rivolto a quello che definirono SDP (sindrome da deficienza posturale), ridicente, in medicina, ad un insieme di segni e sintomi configuranti uno stato patologico ed inficiante il sistema propriocettivo (Tab. 1).

STP sistema tonico posturale (Fig. 1)
L’atteggiamento sia statico che dinamico è dato da una serie di afferenze ed efferenze che, attraverso un sistema a feedback generano una catena di “risposte posturali”. Tali risposte sono veicolate da:
1. propriocettori muscolari e articolari che rilevano lo stato di tensione dei muscoli
2. recettori vestibolari (labirinto per l’equilibrio) che rilevano le inclinazioni del corpo sulla base del movimento della testa
3. occhio per le afferenze visive che informano sul movimento del campo visivo.

La postura è il risultato di ingerenze multifattoriali (Tab. 2). L’organismo umano può creare compensi che, nonostante l’apparente vizio, garantiscono un, se pur precario, equilibrio. Tale condizione viene definita omeostasi posturale (Tab. 3).

Rieducazione posturale globale (RPG)
P. E. Souchard, riprendendo il lavoro di Mézières, introdusse, negli anni ‘70, il concetto di correzione posturale attraverso processi valutativi (Tab. 4), riportati a un lavoro su catene miofasciali e training respiratorio. L’impronta iniziale riferiva alla rieducazione motoria di situazioni patologiche e/o parafisiologiche. Come spesso accade, un lavoro nato a scopo terapeutico può mostrare particolare valenza anche in merito al lavoro dell’istruttore e/o del personal trainer.

In palestra questo strumento analitico viene, oggi, ad assolvere un nuovo significato: “riprogrammazione posturale globale”. Tale proposta attraverso mezzi analoghi mira a un inquadramento olistico del cliente al fine di garantirgli risultati concreti in sicurezza. L’osservazione statica rivelerà, a un occhio attento, le catene (Souchard) in retrazione, mentre in test Kinesiologici (Kendall) daranno informazioni in merito ai singoli muscoli (Tab. 5).

Aggregando l’evidenza dell’osservazione al risultato dei test, si otterrà un criterio valutativo globale, il trainer dovrà elaborare una programmazione ciclica tesa a un’armonizzazione posturale, condizione necessaria al fine di garantire al cliente un risultato ottimale in termini estetici (dimagrimento, ipertrofia, prestazione) e funzionali (efficienza, economicità, comfort).

La pratica
1. Lavoro eccentrico (stretching) su base asimmetrica delle catene e dei singoli muscoli in retrazione
2. Lavoro eccentrico su base simmetrica relativo a tutte le catene miofasciali
3. Lavoro isometrico su base asimmetrica delle catene e dei singoli gruppi muscolari deficitari
4. Induzione diretta tesa alla motilità, qualora si evidenzi una problematica a carico del diaframma, non trascurando importanti legami di quest’ultimo con i muscoli psoas-iliaco e quadrato dei lombi.

I mezzi messi a disposizione dalla tecnica e dalla natura per poter “riprogrammare” la postura di un soggetto sono in numero e qualità apprezzabili:
a. Tenuta isometrica totale (forza invincibile) o massimale (caduta gravitaria)
b. Lavoro concentrico ad ampio ROM
c. Stretching statico (tipo Anderson)
d. Stretching statico attivo (ad ingerenza della catena o gruppo muscolare antagonista)
e. Stretching PNF (ad azione isometrica agonista)
f. Stretching CRAC (ad azione isometrica alternata agonista/antagonista)
g. Training respiratorio (monofasico, bifasico, quadrifasico) anche secondo le “posture respiratorie” di Souchard.

Particolare attenzione andrà posta ai punti e ed f, richiedendo la partecipazione attiva di un operatore; quest’ultimo dovrebbe avere particolare sensibilità alla percezione di tensioni e blocchi tale da lavorare in “barriera funzionale”, evitando il limite anatomico, al di là del quale troviamo “la lesione”. In tale contesto la RPG palesa un’attitudine funzionale in senso stretto, non solo sotto il profilo rieducativo, ma garante di un risultato altamente qualitativo in termini di efficienza, forza, prevenzione e armonia muscolare.

Un caso concreto
L.P. donna, 28 anni, medico. Frequenta una palestra da 2 anni, ha avuto discreti risultati (estetici) in principio, demoralizzandosi poi con l’accentuarsi di asimmetrie, prima poco evidenti, abbinate ad una recrudescenza della forma fisica e alla comparsa di risentimenti lombari, cervicobrachiali, e vagali.

– Inizio trattamento 67 kg x 165 cm/h x 24% FM
(51,28 kg/FFM lordi x 15,72 kg/FM)
– L’esame obiettivo mostra diverse retrazioni e derivati compensi sia in statica che in dinamica (Fig. 2, Tab. 6)

Viene sottoposta a riprogrammazione posturale, abbinando un programma di condizionamento muscolare secondo richiesta (Tab. 7).

Risultati
Significativo miglioramento della statica e della risposta tonico-posturale. Scomparsa del dolore. Apprezzabile miglioramento della simmetria corporea. Sensibile ripresa dell’autostima.

Kg 63 x 18% FM (11,34 kg/FM x 51,66 kg/FFM lordi).

Conclusioni
L’esasperazione che spesso accompagna la voglia di migliorarsi e di migliorare le altrui qualità estetiche tralascia talvolta un obiettivo primario quale il benessere.

Francesco Barbato

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