E’ imbarazzante quando la mancanza di un pezzo di ricambio limita l’attività di una palestra, ma ancora più imbarazzante è quando la responsabilità è del produttore che non vuole agevolare il lavoro del manutentore privato
I meno giovani ricorderanno che anni fa un noto marchio di abbigliamento sportivo, nel tentativo di contrastare le contraffazioni delle sue polo, coniò la frase: “O è Una presa qui o è una Presa in giro!”. Un messaggio esplicito, affisso nei negozi, per tutelare i propri rivenditori.
A quanto mi risulta, l’iniziativa determinò esiti opposti alle aspettative: incremento delle vendite del prodotto contraffatto – con tanto di “animaletto” riprodotto e materiali pressoché identici all’originale – che costava un decimo. Anche i più etici e facoltosi, di fronte all’opzione 1 a 10, probabilmente hanno avuto qualche cedimento.
Tutelare il proprio marchio: i pro e i contro
Comprendiamo molto bene la logica con la quale anche molti marchi del fitness, con la legittima intenzione di tutelare i propri prodotti e la ricambistica di riferimento, vincolano di fatto il mercato dell’assistenza tecnica, limitando gli interventi e i ricambi ad esclusivo utilizzo dei propri tecnici, riservando al proprio sistema (venditori e tecnici) le conseguenti remuneratività.
È anche vero che, come abbiamo cercato di documentare negli ultimi interventi su queste pagine, molti centri hanno incominciato a dotarsi di manutentori interni o di manutentori in outsourcing, che hanno iniziato a trattare con produttori e distributori per ottenere i ricambi necessari per le operazioni di manutenzione e di ripristino delle attrezzature assegnate in cura. Per capirci: nastri, sellerie, decalcomanie delle consolle, schede elettroniche, motori, inverter, catene, movimenti centrali, cinghie, pulegge e chi più ne ha ne metta…
Il risultato di queste operazioni è che diversi clienti, anche piuttosto importanti, sono rimasti perplessi e sono andati alla ricerca affannosa di qualche ricambio – extra brand – per non dover sottostare a quelle che in alcuni casi vengono percepite come imposizioni da parte dei marchi fornitori.
Da qui il comprensibile tentativo di trovare soluzioni alternative con richieste a operatori tecnici autonomi che, prima di dire “non si può” (che spesso viene letto come “non siamo in grado…” perdendo in reputazione e competitività), si attivano per trovare soluzioni, in alcuni casi ricorrendo a fornitori di prodotti compatibili oppure realizzando direttamente, o facendosene realizzare, alcuni particolari; considerando che il mercato delle attrezzature fitness è un mercato globale, e spesso ciò che non si trova subito a Milano, probabilmente è rintracciabile a Kiev (e non è detto che costi di più acquistarlo là, trasporto compreso…).
Possibili rimedi, utili per tutti, ma proprio tutti
Certo, anche superare alcuni vincoli presuppone organizzazione e risorse, ad esempio: saper gestire tempi un po’ più lunghi o impegnarsi in stoccaggi preventivi, per poter soddisfare le emergenze. Resta il fatto che, una volta accertata la possibilità di bypassare certe dinamiche diventa più agevole trovare soluzioni e soprattutto garantire i committenti (Fitness Club) sulla possibilità di pervenire a risultati di manutenzione e di ripristino delle proprie attrezzature, senza dover obbligatoriamente ricorrere a soluzioni fantasiose.
Ciò detto la scelta strategica dei vari marchi potrebbe orientarsi in più direzioni:
1) quella estrema, di totale chiusura, con penalizzazioni per chi adotta un più o meno compatibile “fai da te”
2) più conciliante, che consenta ai centri fitness – ai loro manutentori interni o convenzionati – di ordinare, pagare e installare i necessari ricambi e componenti tecnici.
Certo, anche chi scrive sarebbe più agevolato dalla seconda soluzione! È altrettanto vero e constatabile che ne gioverebbero molto – forse più di quanto s’immaginino – gli stessi marchi interessati; sia perché non rischierebbero d’inficiare il rapporto con il cliente e perdere vendite successive… sia perché comunque non rinuncerebbero alla vendita dei ricambi, anzi una distribuzione più capillare consentirebbe di frenare ricorsi al mercato parallelo incrementando le vendite; non ultimo il fatto – anch’esso riscontrabilissimo – che molti clienti fitness lamentano tempi lunghi e disservizi causati dall’impossibilità da parte di molti tecnici ufficiali di essere sempre in grado di intervenire tempestivamente, poiché oberati da mille richieste.
Chiudo con un motto a me caro: “Il semplice atto di prestare attenzione può dare grandi vantaggi”, e questo è un auspicio per chi è arrivato fin qui.