La vasca voga: via le porte dal centro benessere

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La vasca voga: via le porte dal centro benessere

Una riflessione su come è cambiato il “prodotto benessere” negli ultimi anni e su quanto il consumatore sia orientato a raggiungere un benessere sempre più globale

Il termine Spa deriva dal nome di una cittadina belga della provincia di Liegi nota già ai tempi dei romani per la reputazione delle sue acque termali
che ne facilitarono lo sviluppo commerciale e turistico.

Ovviamente di luoghi e regioni ricche di sorgenti idro-minerali e termali degne di nota il mondo è pieno, ma la storia ha voluto che proprio questa cittadina diventasse la prescelta per definire il termalismo e tutto ciò che ruota intorno ad esso.

Nel tempo, infatti, il significato di Spa si è esteso a qualsiasi spazio attrezzato che produce acqua tiepida sia in modo naturale che artificiale e più recentemente a tutti quei complessi che a vario titolo si occupano della cura e della bellezza con trattamenti estetici, programmi alimentari, dietetici, disintossicanti, della salute fisica e del relax.

Sarebbe però davvero riduttivo pensare che il prodotto benessere sia solo questo!

Di fatto già oggi le categorie ‘codificate’ del benessere non riescono più a rappresentare un’offerta in grado di dialogare con un cliente competente, esigente, alla ricerca di esperienze autentiche e capaci di coinvolgerlo profondamente.

Un concetto di benessere allargato

Le molteplici forme di benessere sono sempre di più contaminate da concetti quali personalizzazione, esclusività e lusso, spazio e tempo interiore, eco-sostenibiltà, green concept, ma anche rispetto, condivisione, eticità e socialità.

Tutti elementi che rappresentano segnali di un cambiamento in atto e che dovrebbero essere presi seriamente in considerazione dagli addetti ai lavori. Va in questa direzione un’ipotetica (ma non troppo) idea di prodotto benessere legato allo sviluppo della vasca voga, intesa come un progetto ampio e globale.

Un impiego nuovo della vasca voga

La vasca voga è la vasca che viene utilizzata per apprendere la tecnica del canottaggio e riprodurre i movimenti di questo sport il più fedelmente possibile. Quello che suggerisco è un impiego diverso di questa vasca, più ampio e sfaccettato, legato non solo al suo utilizzo “classico”.

Una vasca voga che abbia la capacità di costruire intorno a sé un senso e un valore differente dalla proposta originaria, che presuppone un design di prodotto e una visione che mette in discussione il concetto stesso
di Spa.

La vasca voga deve essere intesa e progettata per ritrovare la connessione profonda con la natura, con il disintossicarsi, con il riequilibrare le energie. Deve essere dunque proposta come un vero e proprio “programma di green concept” dove coltivare il benessere collettivo.

Un prodotto ancora lontano dalla realtà italiana, ma per alcuni aspetti vicino alle nuove tendenze di consumo che suggeriscono di superare il concetto di Spa come locale chiuso, a sé stante, separato dalle altre aree del centro fitness, e di immaginarlo invece come un ambiente aperto, che elimina le sue porte e invade i locali e le menti di tutto il club.

Ipotizzo una vasca voga immersa in una foresta pluviale dove il remare indoor non è l’elemento determinante ma si avverte distintamente il legame con l’acqua e la natura. Uno spazio unico nel suo genere e indubbiamente sovrapponibile ai locali umidi delle spa dove l’aspetto sensoriale è di gran lunga predominante. I veri elementi naturali come l’aria prodotta dalle piante, la luce filtrata dalle vetrate tecnologiche che assecondano l’evoluzione della terra rispetto al sole, i suoni naturali riprodotti, il vento modulato, ecc. ne fanno uno spazio che genera benessere.

Un nuovo modello di business

Abbracciare quest’ottica significherebbe aprirsi a molteplici opportunità di business, combinati con trattamenti manuali e beauty, attività
di personal trainer, circuiti senza soluzione di continuità con il palinsesto delle attività dalla giornata del centro fitness.

L’obiettivo di queste poche righe non è tanto fornire nuove categorie, quanto piuttosto condividere una riflessione su come siano cambiati i termini in gioco nella costruzione del prodotto benessere, come si sono spostati i confini fisici (dall’interno della spa all’esterno dell’ambiente), ma anche e soprattutto i confini mentali di un consumatore orientato a un benessere sempre più globale rispetto a un’offerta più tradizionale e strutturata.

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